Opere a confronto » Analisi dell'opera
Analisi con lente di ingrandimento (clicca sull'opera per attivare l'effetto)

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Autoritratto con la testa inclinata
Egon Schiele
1912
Leopold Museum, Vienna

Lo stile di Schiele scava nelle viscere dell’uomo descrivendo, al contrario della tradizione, pose tutt’altro che naturali o “belle”: le sue figure appaiono esili ma tese e nervose allo stesso tempo, forme carnali che sembrano prigioniere di qualcosa o di se stesse, come testimonia l’autoritratto preso in considerazione.
L’autore compie una ricerca su se stesso, che è anche ricerca del segno che solca la forma e della pittura che si stende sulla tela come un velo trasparente. È evidente il contrasto tra la marcatura della descrizione del volto e della mano con il bianco dello sfondo e della veste, un bianco che esalta e schiaccia al contempo il soggetto umano.
Nel dipinto l’artista traccia una rappresentazione spietata di sé raggiungendo una forte drammaticità.
Attraverso il suo volto sfatto, la sua carne emaciata, l’artista comunica uno stato interiore estremamente provato da disagio e sofferenza. La massa scura della carne si rivela con una tecnica pittorica apparentemente trascurata, con pennellate marcanti che sembrano voler inseguire la struttura ossea del volto. La stesura che si alterna tra pennellate trasparenti e materiche, ci fa immaginare il gesto dell’artista che opera in modo nervoso ribadendo un tipo di contrazione della pelle e dei muscoli facciali. Lo sguardo sembra minaccioso, un’impressione data dagli occhi che compiono uno sforzo nel guardar se stessi a causa della posizione inclinata del capo.